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Alcune riflessioni di Ilaria Leka e di Giorgio Valentini, che lo scorso 30 ottobre hanno partecipato con la classe 3DLSA all'incontro con don Luigi Ciotti, sul tema "Educare alla responsabilità: per un presente di cittadinanza" 

 

ciottiL'incontro con Don Ciotti è stato molto diverso da come me lo aspettavo: mi immaginavo un incontro che fosse più incentrato su di lui, sulla sua vita e sulla crescita che ha maturato grazie ai suoi eroici sforzi. Invece durante il suo discorso l’oratore ha sempre cercato di evitare la parola ”io”, sostituendola con il termine ”noi”. Lui infatti non  ritiene di essere l’unico artefice delle sue conquiste, ma a suo parere sono il frutto dell'operato di tutti quelli che collaborano con lui nella lotta alla mafia. 

La sua battaglia nasce dal desiderio di instaurare una comunicazione con gli altri, e da questo suo obiettivo viene la scelta di farsi prete, perché, come lui sostiene, il legame con Dio nasce prima di tutto da un contatto con gli altri. Penso che Don Ciotti abbia raggiunto il suo scopo, perché attraverso la sua personalità e la sua voglia di aiutare il prossimo è riuscito a creare un legame con tutti i ragazzi presenti. Grazie alla sua umiltà è riuscito ad avvicinarsi a noi, rifiutando quel piedistallo che era previsto per lui . 

È stato soprattutto questo che mi ha stupito: sembrava non curarsi della  sua notorietà .

 

Per lui inoltre è importante prendere una posizione precisa: dice di diffidare dei “mormoranti” ovvero quelle persone che non dicono mai quello che pensano ma che alle nostre spalle ci giudicano. Sono i neutrali e i mormoranti che portano all'ANORESSIA ESISTENZIALE, ovvero a un’assenza di valori e di ideali, senza i quali non potremmo mai combattere e apportare dei cambiamenti, sia nella nostra vita che in quella degli altri.IMG 0208

Grazie alle domande che gli alunni gli hanno posto, ha condotto un discorso non solo relativo alla mafia ma ci ha dato una visione più completa del mondo di oggi, non limitato solo all'Italia. Noi pensiamo che la mafia sia radicata solo qui, prima era considerata addirittura un problema solo del Meridione fino a quando atti criminali ci hanno fatto aprire gli occhi, anche se ancora il problema spesso viene minimizzato. La mafia ormai si trova ovunque ci sia la possibilità di controllare il denaro: dalla politica alla Borsa di New York. Questo però non ci deve demoralizzare e impedire di lottare, perchè, come don Ciotti afferma, “Non bisogna fare della legalità un mito”, cioè non è impossibile la legalità, anche se sembra così irraggiungibile.

Questo incontro mi è molto servito non solo per capire come la mafia sia una piaga davvero grave e quanto si stia ampliando, ma mi ha anche mostrato come un singolo cambiamento nell’atteggiamento si possa trasformare in qualcosa di più grande, che può davvero salvare il mondo (Ilaria Leka)

 

Mercoledì 30 Ottobre la nostra classe, accompagnata dalla prof.essa Taraschi, si è recata all’IIS J. Torriani per partecipare all’incontro “Educare alla responsabilità: per un presente di cittadinanza”, tenuto da Don Luigi Ciotti, presidente di “Libera: associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.

Don Ciotti ha esordito con un affermazione che, inizialmente, mi ha lasciato perplesso: “Oggi qui non c’è Don Ciotti”.

Ma la spiegazione a questa enigmatica frase è arrivata subito dopo: Don Ciotti non ama, infatti, parlare di “io” inteso come singolo, neanche per riferirsi a se stesso, preferisce parlare di “noi” in quanto è fortemente convinto che, se desideriamo raggiungere un cambiamento, non possiamo raggiungerlo come singoli, abbiamo bisogno dell’aiuto e del supporto di tutti, tema che ha ribadito e sottolineato più volte nel corso dell’incontro.

La frase iniziale, però, non è stata l’unica cosa a sorprendermi: Don Ciotti, contrariamente a quanto mi aspettassi, non ha iniziato subito a parlare, bensì ha preferito lasciare a noi la scelta degli argomenti da trattare.

L’intero incontro infatti si è basato sul rispondere alle domande che noi gli avevamo posto, dalle più scontate, come “Cosa le ha fatto decidere di fondare Libera?”, alle più provocatorie, come “Cosa ne pensa delle istituzioni? L’hanno sempre sostenuta?”

Ad ognuna di queste Don Ciotti ha risposto in modo esaustivo, spesso parlando anche di esperienze personali e private.

Alcune risposte mi hanno colpito.

Ad esempio, mentre spiegava l’importanza del “noi”, ha descritto due figure, invitandoci ad evitarle ed a non diventarle mai: i mormoranti ed i neutrali.

I neutrali possono essere identificati negli ignavi descritti da Dante, in quanto sono coloro che non prendono mai una posizione, uno schieramento.

I mormoranti, invece, sono coloro che parlano alle spalle, non hanno il coraggio di parlare in faccia alle persone, sono dei vigliacchi.

Mi ha poi colpito come abbia deciso di fondare Libera.

Libera non è l’unica associazione fondata da Don Ciotti, la sua prima fondazione è stata il “Gruppo Abele”, un luogo, o meglio, un gruppo di persone dove i tossicodipendenti potessero trovare un rifugio, un conforto ed un sostegno.

Tutto ciò è nato a seguito dell’incontro casuale tra Don Ciotti, al tempo diciassettenne, con un uomo.

Era un barbone, ma un tempo era stato un dottore, la cui vita era stata devastata dalla morte della moglie e della figlia in un grave incidente.

Don Ciotti cercò per circa due settimane di creare con lui un filo di comunicazione, sottolineando l’importanza di comunicare, ma l’uomo si rifiutava di parlargli. 

Finalmente, dopo due settimane, l’uomo gli risponde e la prima cosa che gli dice è: “Vedi quel gruppo di ragazzi che entra nel bar? Stanno andando a drogarsi. Faresti meglio a preoccuparti di loro, che possono ancora essere salvati, non di me che oramai sono vecchio.”

Questo episodio mi ha commosso, perché mi ha ricordato quanto sia facile perdere tutto, anche quando si è brave persone, ma soprattutto mi ha commosso il disinteresse del dottore nei confronti di se stesso il quale, sapendo che la sua vita era ormai vuota, dice a Don Ciotti di pensare ai giovani, a quelli che ancora possono salvarsi dal baratro in cui stanno cadendo.

Mi ha colpito anche la risposta alla domanda provocatoria che ho sopra citato.

Era stata fatta apposta per aprire un dibattito, probabilmente chi l’ha posta si aspettava che Don Ciotti si lamentasse della mancanza di supporto da parte delle istituzioni.

Ma non è stato così.

Don Ciotti, invece, ha ringraziato le istituzioni, in particolare indicando gli uomini della sua scorta lì presenti, che ogni giorno mettono a repentaglio la loro vita per salvaguardare la sua.

Infine mi ha fatto sorridere una battuta, seppure un po’ amara, fatta sempre all’inizio dell’incontro.

Per accogliere Don Ciotti, alcuni studenti dell’IIS Torriani avevano preparato un cartellone con le frasi più importanti di alcuni uomini che hanno combattuto la Mafia anche a costo della vita, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Tra queste frasi ne era stata inserita una di Don Ciotti.

Il problema era che le persone a cui appartenevano le altre frasi, beh, erano tutte morte per mano della Mafia.

Don Ciotti ha quindi fatto una battuta un po’ amara, ringraziando di essere stato inserito vicino a persone così illustri, ma augurandosi di non fare la loro stessa fine.

Questo incontro per me è stato molto istruttivo, in quanto mi ha fatto riflettere molto sull’importanza del “noi”, dell’aiutarsi e dell’agire, del prendere una posizione e del non avere paura a sostenerla, al contrario dei mormoranti e dei neutrali.

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