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Il prof. Enrico Carioni, già docente presso il nostro Liceo, ci offre alcuni preziosi spunti di riflessione inerenti la Resistenza Tedesca contro lo stato totalitario nazionalsocialista

 

rosa bianca“Il valore morale di un uomo si vede nel momento in cui è disposto a sacrificare la vita per le sue convinzioni”: queste parole di Hans-Henning von Tresckow (1901-1944), “einer der führenden Mitglieder des militärischen Widerstands” (H. Schulze), uno dei principali esponenti militari della Resistenza Tedesca della seconda guerra mondiale, esprimono bene la notevole levatura morale e civile di quanti in Germania prima e durante il conflitto combatterono contro lo stato totalitario nazionalsocialista; infatti la bomba posta il 20 Luglio 1944 dal Colonnello Claus Schenk von Stauffenberg (1907-1944), appartenente ad una famiglia della nobiltà Cattolica della Svevia, a Rastenburg in Prussia Orientale (quartier generale di Hitler) rappresentò il momento più eclatante dell’azione di un movimento di resistenza – quello tedesco – che coinvolse la parte migliore della Germania di quei tempi.
Esso era radicato in primo luogo nell’esercito germanico, e questo – si noti – già nel 1938: basti pensare a figure come quella di Erwin von Witzleben (1881-1944), Ludwig Beck (1880-1944), Erich Fellgiebel (1886-1944), Friedrich Olbricht (1888-1944), Erich Höpner (1886-1944) ed Erwin Rommel (1891-1944); in particolare Carl-Heinrich von Stülpnagel (1886-1944), comandante in capo delle truppe tedesche in Francia dal 1942 al 1944, si adoperò con estrema energia per il successo del colpo di stato di Stauffenberg a Parigi e nei territori di sua pertinenza: tuttavia l’insuccesso dell’attentato compromise tutti i suoi sforzi. Accanto a loro (omettiamo tanti altri nomi) operarono cittadini e religiosi (cattolici e protestanti) fra i quali Helmuth von Moltke (1907-1945) e Peter von Wartenburg (1904-1944) del cosidetto “Kreisauer Kreis” (Circolo di Kreisau) di impronta cristiana e socialista, Karl Goerdeler (1884-1945) sindaco di Lipsia e di orientamento conservatore, Ulrich von Hassel (1881-1944) ambasciatore a Roma, i fratelli Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell, Willi Graf e il Prof. Kurt Huber del gruppo della Rosa Bianca, legati all’ambiente dell’Università di Monaco di Baviera e vicini al Cristianesimo (tra i loro autori preferiti Romano Guardini), Julius Leber (1891-1945), il Vescovo di Münster – oggi Beato - Klemens August Graf von Galen (Burg Dinklage 16 Marzo 1878-Münster 22 Marzo 1946), soprannominato il “Leone di Münster” per l’energia e il coraggio dimostrati nei confronti del regime e poi Cardinale per volontà di Eugenio Pacelli, Sacerdoti quali Bernhard Lichtenberg (1875-1943), il Gesuita Padre Alfred Delp (1907-1945), Rupert Mayer (1876-1945) e Karl Leisner (1915-1945), il teologo e pastore protestante Dietrich Bonhöffer (1906-1945) e la “bekennende Kirche” (la Chiesa confessante): questo per citare solo alcune personalità. Il grande Pontefice (ora Venerabile) Pio XII, che conosceva bene e dal di dentro il mondo, la cultura e la lingua tedeschi per essere stato Nunzio in Germania (prima in Baviera e poi a Berlino) per 12 anni, sapeva ben distinguere tra la “grande nazione tedesca, la cui storia è legata così strettamente alla storia del cristianesimo e della chiesa e così profondamente fu contrassegnata dalla tradizione cristiana” (parole pronunciate da Giovanni Paolo II, 1980) e il regime che s’impose tra il 1933 e il 1945: “Oltre dodici anni, tra i migliori della Nostra età matura, avevamo vissuto, per dovere dell’ufficio commessoCi, in mezzo al popolo germanico. In quel tempo, con la libertà che le condizioni politiche e sociali di allora permettevano, Noi Ci adoperammo per il consolidamento dello stato della Chiesa cattolica in Germania. Noi avemmo così occasione di conoscere le grandi qualità di quel popolo e Ci trovammo in relazioni personali coi suoi migliori rappresentanti. Perciò nutriamo fiducia che esso possa risollevarsi a nuova dignità e a nuova vita, dopo aver respinto da sé lo spettro satanico esibito dal nazionalsocialismo, e dopo che i colpevoli (come abbiamo già avuto occasione di esporre altre volte) avranno espiato i delitti da loro commessi” (Allocuzione del 2 Giugno 1945); infatti Germania vuol dire anche “Sacro Romano Impero, la più grande idea e realtà del Medioevo” (Theodor Haecker), quella Germania in cui visse Hildegard von Bingen (1098-1179) e nella quale fiorì “una letteratura spirituale di straordinaria abbondanza che non si riscontra in nessun altro paese” (J. Ancelet-Hustache); di conseguenza già nel 1940 il Papa appoggiò i contatti fra alcuni comandanti tedeschi (rappresentati dall’avvocato bavarese Joseph Müller) e diplomatici inglesi in Vaticano per favorire la caduta del regime e la fine della guerra; Papa Pacelli accettò persino di incontrare in Vaticano – il 12 Maggio 1944 – il generale delle SS Karl Wolff, sempre per porre termine al conflitto e alle tragedie conseguenti; anche questo dimostra il coraggio di Pio XII in quei tempi così tragici; i settemila tedeschi vittime della repressione seguita all’attentato del 20 Luglio 1944 dimostrano che quella Germania, stata fulcro della civiltà europea nel Medioevo e ai tempi di J. S. Bach e F. Schiller, non venne meno del tutto neanche in quei frangenti così dolorosi; C. von Stauffenberg del resto riassunse bene sia il coraggio che caratterizzò i resistenti tedeschi di settant’anni or sono, sia le difficoltà in cui furono costretti (e comunque seppero) agire: “È tempo che si faccia qualcosa. Ma colui che oserà agire deve rendersi conto che entrerà probabilmente nella storia tedesca col marchio del traditore. Se tuttavia rinuncerà ad agire, si ritroverà a essere un traditore davanti alla propria coscienza”.

Bibliografia:
J. Ancelet-Hustache, “Maestro Eckhart e la mistica renana”, Edizioni Paoline, 1992, traduzione di Giorgetti Alberico;
P. Ghezzi, “La Rosa Bianca”, Edizioni Paoline, 1993;
H. Schulze, “Kleine deutsche Geschichte”, Verlag C. H. Beck München, 1996;
J. Fest, “Obiettivo Hitler La Resistenza al nazismo e l’attentato del 20 luglio 1944”, Garzanti, 1996, traduzione di Umberto Gandini;
L. Garibaldi, “O la Croce o la svastica”, Lindau, Torino, 2009.