A- A A+
Flavio Bignami, classe 4A, ci offre un resoconto dell'esperienza della classe 4A, in visita al carcere di Cremona.

 

Piranesi 2La classe 4A ha partecipato, nel corso della mattinata di lunedì 18 febbraio, alla visita della Casa Circondariale di Cremona in località 'Ca' del Ferro'. Per comprendere ragioni, motivazioni e scopi per i quali si è svolta tale esperienza, è necessario redigere un resoconto delle attività svolte. Introdotta da una spiacevole, ma quanto mai ragionevole, pausa presso l'ingresso del carcere atta a verificare l'identità dei visitatori, la visita è cominciata con un'accurata descrizione da parte di un responsabile della Polizia penitenziaria  del funzionamento delle carceri e di alcuni fondamenti giuridici, con un approfondimento sulle varie autorità competenti e sulle modalità di arresto. In seguito la conferenza, svoltasi nel teatro della Casa Circondariale, ha cambiato registro toccando il tema della vita dei carcerati, argomento che inevitabilmente ha attirato l'attenzione degli studenti e creato interrogativi ai quali si è potuto rispondere grazie alle esaustive risposte dei conferenti, e alla diretta visita delle celle di detenzione. Tramite la guida di un poliziotto e di un percorso ben preparato (nonostante passasse di fronte al campo da calcio, dal quale i carcerati hanno avuto modo di mostrare la loro ospitalità nei confronti dei visitatori), il gruppo di studenti ha avuto modo di visitare due celle, libere solo perché in ristrutturazione.
Celle libere non v'erano.
"Nessuna parte vorrà negare gravità ed emergenza della questione carceraria. La mancata attuazione delle regole penitenziarie europee conferma la perdurante incapacità del nostro Stato a realizzare un sistema rispettoso come dettato dall'articolo 27 della Costituzione, sulla funzione rieducativa della pena e sul senso di umanità”. Non si comprende la gravità della situazione carceraria, se non tramite la propria esperienza, vedendo il carcere, e così ha fatto il presidente Napolitano che ha riportato al termine della visita le dichiarazioni sopra riportate. Se lo scopo del carcere è rieducativo, come può esserlo una struttura in cui il numero dei detenuti è pari al doppio di quanti ne dovrebbe contenere (415 su 200); come può esserlo un edificio in cui mancano i presupposti validi a poter rieducare il detenuto (iniziative, educatori ecc.); come può esserlo un luogo in cui tre persone sono costrette in un bugigattolo? Non si veda il problema detentivo come appartenente ad un clima sub-culturale del quale ci si può liberamente disinteressare. La società è tale in tutti gli ambiti, e non riteniamo giusto dimenticare o dare poca importanza ad un aspetto di tale gravità. L'esperienza, per questi motivi, si è rivelata molto utile, e funzionale alla conoscenza di una grave piaga sociale, debellabile anche attraverso una maggiore coscienza civile.

 

carcere